XXVIII Edizione del Premio Letterario Internazionale di Narrativa e Poesia
“Giorgio La Pira” 2010
poesia terza classificata
un omaggio poetico ai minatori di ogni tempo,
sepolti vivi nei cunicoli delle miniere
L’UOMO DELLA MINIERA
Sento la fatica scivolare sul cuore
e scorrere sulle mani
fino alla roccia
che mi lega alla terra,
ogni giorno offerta
come un rito di sacrificio
alla Vita,
come fecero i miei padri
e prima di loro
uomini antichi
che saldarono le loro ossa
al respiro della montagna.
E ora sono qui
immobile nel rancio
misero e freddo
a osservare il cielo grigio
delle gallerie sopra di me
e le sue mille stelle
di quarzo.
Ma i sogni ormai
si sono allontanati dai miei occhi
perché io sono già terra alla terra,
polvere su cui cammino.
Io sono niente
nel vuoto dei monti,
gente che ruba la vita
al vento,
seme per una terra
nuova.
Io, l’uomo
della miniera.
L’UOMO DELLA MINIERA
Nota critica a cura delle Commissioni giudicatrici
http://www.vita.it/news/view/108733
“La miniera nasconde il mistero delle relazioni umane nel duro lavoro, la storia di tradizioni nate dal dolore, lo sferragliare dei carrelli, l’urlo delle sirene e il greve, terribile martellare sulla roccia. Ed è nella terra, con i rischi che vanno oltre l’esperienza, che l’uomo realizza l’amore attraverso la fatica e la solidarietà umana. Questa è poesia dell’essenzial e che scava entro lo stile, che rimuove l’armonia, per essere soltanto ricordo.”
LA CRONACA DELLA PREMIAZIONE
Premio Letterario Giorgio La Pira
STORIE DI MINATORI
I CANTI DEI MINATORI RISVEGLIANO I RICORDI DAL GIGLIO DELLE OROBIE
Un tuffo nell’epopea mineraria bergamasca
Da L’Eco di Bergamo:
“Musica e poesia nello spettacolo dei toscani “Secondamarea”, intitolato “Canzoni a Carburo”, un tuffo fra musica e ricordi, patrocinato dall’Ecomuseo delle Orobie, in Val del Riso, e dalla Miniera di Schilpario, in Val di Scalve.
Il progetto si sviluppa secondo le linee tracciate poeticamente dalle canzoni attraverso un intenso percorso fotografico che ripercorre in numerosi scatti l’epopea della storia mineraria anche bergamasca.
In molti brani emerge la “rabbia composta dei minatori”, ma anche “il silenzio degli occhi spalancati nel buio”.
Alda Merini è autrice di un componimento introduttivo, mentre Erri de Luca partecipa con la sua poesia “Carbone”.
«Alcune zone minerarie» spiegano gli autori Andrea Biscaro e Ilaria Becchino «perdendo il valore industriale dell’origine, si sono trasformate in luogo pubblico e culturale, recuperate come percorso della memoria attraverso l’attività di parchi e musei minerari, che consentono a queste realtà di essere visitate, raccontate e ripercorse nella loro storia»
Lo spettacolo, allestito il 18 agosto a Oltre il Colle, in Val Brembana Bg, è stato replicato a Pezzate, in Alta Val Trompia, Brescia, il 3 settembre 2011.”
“NOI, SEPOLTI VIVI NEI CUNICOLI”
Da L’Eco di Bergamo del 30 marzo 2012, Andrea Spada, detto Andro, racconta come si lavorava negli Anni Cinquanta dentro le miniere di Schilpario, Alta Valle di Scalve, Orobie Bergamasche
“Si stava via dal lunedì fino al sabato sera, si scendeva in paese solo per andare a messa la domenica mattina poi si tornava alle baracche, che erano piccole e buie, quasi senza finestre per evitare il freddo.
D’inverno chi lavorava in miniera non vedeva mai la luce, nemmeno quando dalle baracche andava nei cunicoli. Venivano scavati dei passaggi che li portavano in miniera, ma anche quelli erano chiusi. Allora si lavorava con una mazza e uno scalpello, molto spesso si era in due: uno picchiava con la mazzetta, mentre l’altro girava la punta dello scalpello ad ogni colpo, per fare in modo che non si conficcasse nella roccia. Ovviamente si faceva un po’ per uno.
I cunicoli erano piccoli e stretti e per passarci i minatori dovevano farsi piccoli piccoli, diventando sempre più gobbi. quanti minatori sono morti a causa della silicosi, la malattia delle polveri che respiravano. La sera uscivano dalla miniera con un centimetro di detriti sul viso. Il pericolo era sempre in agguato: c’erano spesso dei crolli nelle volte delle gallerie che seppellivano le persone. Poi c’erano le esplosioni causate dai gas. Quando avevo un pochino di tempo andavo alla scoperta delle gallerie: mi avventuravo nei cunicoli che magari da secoli nessuno percorreva, andavo alla ricerca di stalattiti, ma anche delle impronte dei “purtì” di una volta, i ragazzi operai che portavano il materiale dal fronte della cava al carro che lo doveva trasportare all’esterno.
Dato che non c’era vento, le impronte rimanevano visibili: si potevano vedere benissimo i segni lasciati dai loro zoccoli chiodati e dai bastoni che usavano per aiutarsi a camminare nelle gallerie.”
NOTIZIE STORICHE SULLE MINIERE
Le miniere di Schilpario, Vilminore e Valbondione sono state chiuse nel 1972, quelle di Gorno (Valle del Riso) nel 1982. Per decenni sugli oltre 150 chilometri di gallerie è sceso il silenzio.
Attorno alla fine degli Anni Novanta, l’Amministrazione Comunale di Valbondione, la Cooperativa Ski-Mine di Schilpario e il Parco Minerario dell’Alta Val Trompia aprirono al pubblico i primi siti minerari a scopo turistico-culturale in Lombardia.»
poesia altamente significativa
Grazie, ho visto mio padre emergere dalle gallerie con negli occhi le grida dei compagni, le ore buie di paura, quando gravava sulla testa il peso della montagna. Quanti ancora saranno chiusi al mondo, sepolti negli antri delle montagne, per dare luce a pochi, privilegiati?
thanks for share!
davvero toccante…complimenti..
Cara Monica,
un gentilissimo pensiero gradito. Sono felice quando riesco a raggiungere il cuore di chi legge, che vi trovi corrispondenza di sentimenti ed emozioni. Grazie