Bergamo
Adunata Sezionale ANA
i quattro fratelli Carrara Caduti nella Grande Guerra
QUEI MIEI PROZII ALPINI CADUTI NELLA GRANDE GUERRA COME I CALVI,
I QUATTRO FRATELLI CARRARA DI AMORA BASSA, FRAZIONE DI AVIATICO
Domenica 11 settembre si terrà l’adunata sezionale degli alpini, per onorare il 90° della Sezione ANA di Bergamo. Molte le iniziative previste, ma il pensiero che più conta è ricordare sempre il fatto che tanti, tantissimi ragazzi nel fiore degli anni sono morti in Guerra.
Il mio personale pensiero va ai miei quattro prozii, fratelli di mia nonna Angelina, Caduti sul fronte nella Grande Guerra. Il fatto che si parli di un periodo così lontano nel tempo e nello spazio vissuto, ci spinge a dimenticare che quei ragazzi, immortalati per sempre in fotografie sgranate e ingiallite, erano ventenni come lo possono essere quelli di oggi, RAGAZZI, leggeri e fragili come vetro, pieni di sogni, di ardori, ma anche impulsivi e spericolati, come sono TUTTI I RAGAZZI a quell’età, di ogni epoca, di ogni strada, di ogni colore.
Vederli impettiti in divise di due taglie più grandi, con la brillantina sui capelli e la scriminatura a lato, seri e posati, già così adulti nella postura accanto alla poltrona o davanti alla caserma, dai nomi di battesimo ormai in disuso, ce li rende più anziani di quello che non fossero realmente, e tendiamo a non ricordare i loro pochi anni di respiro su questa terra.
Leggendo il giornale L’Eco di Bergamo ho notato il parallelismo tra la loro storia e quella dei più famosi Fratelli Calvi, anch’essi Alpini, anch’essi quattro, anch’essi bergamaschi, anch’essi delle Valli. Valle Brembana, precisamente di Piazza Brembana, i Calvi, Valle Seriana, in particolare Amora di Aviatico, i Carrara.
Un’altra affinità con i Fratelli Calvi è la giovinezza: quasi coetanei nella data di nascita, quasi contemporanei nella data fatale di morte.
I QUATTRO FRATELLI CALVI
Attilio Calvi, classe 1889, V Reggimento Alpini, cadde per primo, il 1 maggio 1916, a 27 anni. Santino, classe 1895, VI Reggimento Alpini, fu ucciso sull’Ortigara il 10 giugno 1917, a 22 anni. Giannino, il fanciullo, nato nel 1899, IV Reggimento Alpini, morì l’11 gennaio 1919 a 20 anni. Nino, nome completo Natale, classe 1887, sopravvissuto con un piede ed una caviglia fuori uso, perse la vita a 33 anni nel 1920 in un incidente di montagna sull’Adamello.
I QUATTRO FRATELLI CARRARA
Il mio bisnonno si chiamava CARRARA ANGELO (18-7-1851), era sposato con CARRARA GIOVANNA MADDALENA (6-11-1859) ed ebbe 13 figli, 7 femmine e 6 maschi, tra cui 4 Caduti per la Patria.
Se ne sono andati uno dopo l’altro, uno per ogni anno di guerra, mentre chi attendeva tra questi monti si affidava alla Fede. Raccontava alle nipoti una delle sorelle, Angelina, che la notte prima dell’arrivo del telegramma si sentivano come dei passi sulle scale ed un rumore di catenaccio aperto, quasi che uno dei ragazzi volesse tornare un’ultima volta a salutare i propri cari; allora i familiari capivano che uno di loro era morto. Così fu per tre volte.
Il primo ad andarsene fu Fermo Antonio, nato il 17 gennaio 1896, del V Reggimento Alpini, disperso il 2 agosto 1916 (aveva 20 anni) nella Conca di Plezzo, paese dell’Alta Valle dell’Isonzo, nelle Alpi Giulie, dopo l’attacco sul Monte Cukla, montagna che sovrasta il paese, al confine con la Slovenja.
Poi toccò a Vittorio Emanuele Enrico, detto semplicemente Enrico (nato il 19 ottobre 1897), del 229° Fanteria, morto il 14 maggio 1917 (pure lui a 20 anni) sul Monte Santo, montagna a nordest di Gorizia, ) ultima propaggine dell’Altopiano bagnato dal fiume Isonzo che faceva parte del FRONTE DEL CARSO (il Carso è un Altopiano delle Alpi Giulie).
Quindi Agostino, il cui vero nome era Giovanni, nato il 4 gennaio 1886 e sposato da 5 anni, della 50^ Compagnia V Reggimento Alpini, morto per malattia il 23 giugno 1918, a 32 anni, dopo essere stato ferito sulla cresta dei Monticelli Orientali, Passo del Monticello (oggi Passo Paradiso) in Alta Valle Camonica, durante la GUERRA BIANCA SULL’ADAMELLO. Il confine dell’Austria scendeva dalla Valle Camonica al Passo del Tonale e saliva poi alla cresta dei Monticelli. Ammogliato con Carrara Gioachina Giuseppina il 22-4-1913 (la vedova si è poi risposata 1 anno dopo con Cantini Francesco detto “sòp” di Amora Bassa)
Infine Celestino Elia, nato il 30 gennaio 1883), ammogliato con Luini Margherita a Serravalle il 6 dicembre 1906, anch’esso del V Reggimento Alpini, Sergente, 50^ Compagnia, morto ad Amora Bassa il 1 luglio 1932 (a 49 anni), quello che soffrì di più, spegnendosi a poco a poco nel corpo e nel cuore pochi anni dopo il termine della Grande Guerra. Celestino Elia tornò dal fronte notevolmente debilitato, sia dalle ferite che da qualche malattia contratta al fronte… questi disturbi ne avevano talmente indebolito il corpo che si spense pian piano nel 1932.
LA COMMEMORAZIONE
Una lapide sulla facciata della casa dove nacquero nella contrada Amora Bassa così recita:
“In questa casa nacquero i Quattro fratelli Carrara, che diedero la vita per la Patria.”
È stata inaugurata tardi, l’8 ottobre 1972, ma la sua benedizione è stata affidata ad un uomo della terra di Bergamo, forte e di spirito battagliero come i quattro ragazzi: don Bepo Vavassori, del patronato San Vincenzo. Io ero una bambina, appollaiata in alto, ad osservare quella sterminata moltitudine in raccoglimento, e mi immaginavo i miei quattro prozii, come angeli bianchi, che dall’alto sbirciavano ridendo e dandosi le gomitate, mentre don Bepo parlava di loro con affetto commosso.
Da tempo il loro papà Angelo e la mamma Giovanna Maddalena se ne erano andati. Ma il ricordo di questi 4 ragazzi era stato portato avanti dai rimanenti 8 fratelli: due soli maschi e 6 sorelle (la settima sorellina era morta nel primo anno di vita). Il destino comune di queste coppie di quattro fratelli ha fatto sì che entrambi continuassero a vivere attraverso i loro nomi, che i fratelli e le sorelle sopravvissuti diedero ai propri figli: per i Calvi Santino e Nino, che, come scrive L’Eco di Bergamo, “testimoniano nei loro stessi nomi il ricordo dei famosi e sfortunati zii”, per i Carrara Enrico, figlio della sorella Angelina, Fermo, figlio della sorella Celesta, Agostino ed Elia figli del fratello Bernardino.
È stato scioccante per me scoprire come le madri e le sorelle dei Calvi e dei Carrara, abbiano pianto negli stessi anni quei giovani guerrieri, un anno dopo l’altro, quasi in un tacito accordo nel commiato. E ancor più tragica è l’accomunanza di età, vent’anni per tre di loro, due con solo qualche anno in più (22 e 27 anni), altri due poco più che trentenni, e poi ancora Monticelli e Adamello stesso scenario di ghiaccio e gelo, e la fine degli ultimi, ritornati a casa, ma comunque immolati come un sacrificio perenne al valore della Pace. Uniti nel sogno, avvinti nella morte, ritrovati insieme, lassù, in quel fatidico 1916, e poi 1917, 1918, 1920, per sempre fratelli, i quattro Calvi e i quattro Carrara.
LE FAMIGLIE IN ITALIA CHE HANNO DONATO 4 FIGLI ALLA PATRIA
Questo è il link al Sito ufficiale dove sono descritte le uniche 4 FAMIGLIE IN ITALIA che hanno perso 4 FIGLI CADUTI IN GUERRA, con le fotografie di quei 4 giovani volti, antichi eppur vivi:
http://www.pietrigrandeguerra.it/voci-e-volti-dal-fronte-bis/8769-2/
LA POSA DELLA LAPIDE COMMEMORATIVA
LA MIA POESIA
VECCHIO ALPINO
Seduto se ne sta un vecchio alpino
chino sui ricordi sfilati dal cappello.
Sfiora quella penna con tremore stanco
e sugli annacquati occhi un lacrimare lento.
Tende l’orecchio al vento ormai straniero
gelido nel morso ad artigliare il cuore.
Solo tormenti e pianti ode il vecchio alpino.
Amici mai traditi che ancor gli tendono la mano
lassù sperduti come piume al vento
le loro penne mozze a perenne giuramento.
Da Nel migrar dei giorni, 2000
IL MIO LIBRO
Dei miei 4 prozii ho scritto nel mio libro
“Lassù dove si toccava il cielo”
http://www.villadiseriane.it/villa-news44.html
Una memoria che non va dimenticata, un ricordo da portare avanti nel cuore e nella mente.
“Caddero uno per ogni anno di guerra…”
Il padre Angelo morì di crepacuore nel 1919, quando era ancora al fronte anche l’ultimo dei fratelli Carrara, Bernardino, uno dei Ragazzi del ’99, mandato sulla linea del Piave per salvare il salvabile. Il ragazzo tornò a casa in congedo solo il 17 aprile 1920.
Per la mamma Giovanna Maddalena al dolore per la morte dei figli e del marito si unì uno strazio ancora peggiore: i corpi dei tre suoi figli Caduti al fronte non vennero mai ritrovati e i tre ragazzi mai più fecero ritorno a casa, mai più la madre potè piangere i figli perduti su una tomba nel cimitero del paese, mai più potè avere almeno la consolazione di un fiore o una preghiera davanti alle loro ossa.
Per il primogenito dei fratelli, il Sergente Elia, dopo 41 mesi al fronte lontano da casa, il ritorno fu devastante: Caporale sul Rombon con il Battaglione Alpini ValCamonica, fu ferito gravemente ad un ginocchio l’11 maggio 1916 durante un tremendo attacco alla vetta, e il 2 agosto 1916 dovette assistere alle inutili ricerche del fratellino minore, Fermo Antonio, di soli 20 anni, anche lui nel ValCamonica, uscito nella notte dell’1 agosto insieme ad altri 5 soldati con una pattuglia di ricognizione e mai più rientrato; nominato poi Caporal Maggiore e quindi Sergente sull’Adamello con il Battaglione Edolo, aveva resistito ai lunghi e terribili inverni, dove gli era giunta la notizia della morte del secondo fratellino di 20 anni nel 1917, uno per ogni anno, ma poi il 23 giugno 1918 gli era morto fra le braccia l’adorato fratello Giovanni Agostino di tre anni più giovane, colpito alla nuca da un cecchino austriaco mentre andava a prendere un po’ acqua nel tardo pomeriggio; ualche giorno prima aveva raccolto anche l’ultimo respiro del suo Capitano. Non aveva requie né riposo, né consolazione, vagava disperato chiamando i fratelli mai più tornati a casa, ferito lui stesso gravemente: morì spegnendosi a poco a poco nel corpo e nello spirito, sempre accudito dalla mamma, dopo che la giovane moglie, Margherita Pierina, impazzì di dolore e venne internata al Manicmio di Vercelli.
Queste nuove notizie sono frutto di incessanti ricerche e lettura dei pochisismi documenti recuperati e nel 2015 è uscito il memoriale dedicato ai 4 fratelli Carrara Combattenti e Caduti nella Prima Guerra Mondiale, dal titolo “Come una fiamma accesa” Edizioni Villadiseriane, Bergamo, che ne riassume la tragica vicenda:
http://acantini.altervista.org/libro-sui-4-fratelli-carrara-caduti-nella-grande-guerra
DOPO CENTO ANNI SI E’ SCOPERTO COME MORI’ IL GIOVANE ALPINO FERMO ANTONIO CARRARA
Oggi, dopo cento anni, si è scoperto come morì il giovane alpino Fermo Antonio Carrara, del Battaglione ValCamonica: la notte tra l’1 e il 2 agosto 1916 gli venne comandato di uscire con una pattuglia di ricognizione per cercare una vita di arrampicata alla vetta del Rombon, al fine di cogliere gli Austriaci da dietro.
Erano in 6: 2 ufficiali e 4 soldati. Non erano legati, dovettero arrampicarsi con gli scarponi fasciati per non far rumore, senza alcun chiarore. Il giovane alpino precipitò dalla parete sfracellandosi tra le rocce. Come registrato dai verbali del Battaglione, custoditi nell’Archivio dello Stato Maggiore dell’Esercito a Roma, per giorni uscirono pattuglie per cercare di individuare il corpo, ma la zona era talmente impervia che dovettero rinunciare. Il ragazzo giace ancora tra le rocce del Rombon.
http://acantini.altervista.org/alpino-bergamasco-fermo-antonio-carrara-2-agosto-1916/