IL DISASTRO DEL GLENO,
musica e poesia per quella bimba nel fango
Sabato 6 agosto saranno attese 3.000 persone sotto i ruderi della diga del Gleno, 1.500 metri di quota, in alta Val di Scalve, Orobie Bergamasche, quando il giornalista Emanuele Turelli e il cantautore Il Bepi racconteranno la tragedia e i 500 morti del 1 dicembre 1923.
Francesco Morandi aveva 8 anni.
Dice a L’Eco di Bergamo: «Qualche giorno dopo noi bambini ci avvicinammo ad un gruppetto di persone che scavavano e stavano dissotterrando un piccolo corpicino che era rimasto sepolto nel fango: era una bambina. Le stavano pulendo il viso con le mani. Mio padre mi portò via appena capì cosa stavano dissotterrando, ma io sognai quella bambina per tante, tante notti»
Anche io (Aurora), in qualità di poetessa bergamasca della Val Seriana, mi unisco all’omaggio delle vittime con una lirica inedita
LA MIA POESIA
QUELLA BIMBA NEL FANGO DEL GLENO (1 dicembre 1923)
Dal fango una piccola mano si elevò
a raccogliere il dolore,
pochi graffi sulle dita,
spenti petali di corallo, con punte dorate.
Come coperta solo terra pesante,
facevano guanciale gli intricati rovi
dalle radici sfregiate.
Una piccola mano rosa,
uno stelo solitario tra ammassi di nuvole viola,
arrabbiate e urlanti.
Il sonno di una bimba
ghermito sul far del giorno,
sogni spazzati via,
sorrisi travolti dal buio,
giochi frantumati dal vento.
Per quella bambina sepolta
tante mani artigliarono il fango,
mentre il pianto inondava la fragile diga del dolore
e solo una domanda urlava il cielo:
“Perché?”
(AurCant, dal libro Oltre la curva del tramonto)
LA TRAGEDIA
“L’inferno d’acqua e fango avvenne alle 7.15. La diga del Gleno, uno sbarramento lungo 260 metri a 25 archi poggianti su 26 speroni, posta in alta Val di Scalve, Orobie Bergamasche, formava un lago largo due chilometri e lungo quattro.
La diga si aprì come un libro e dallo squarcio di 80 metri riversarono 6 milioni di metri cubi di acqua in 15 minuti. L’enorme massa liquida, preceduta da un terrificante spostamento d’aria, distrusse i paesi di Bueggio, Dezzo, le centrali di Povo e Valbona, si incanalò nella stretta Via Mala, raggiunse Angolo Terme, in Valle Camonica, Garzone, Boario e Darfo.
45 minuti dopo il crollo della diga, la massa d’acqua raggiunse il lago d’Iseo, alzandone il livello di circa 1 metro e mezzo e riempiendolo di cadaveri, detriti, alberi, fango, carcasse di animali. I morti furono più di 500.”
L’OMAGGIO A FRANCESCO CHECO MORANDI
1915 – 2016
L’ultima voce narrante del disastro della diga del gleno
LA VIA MALA
Per approfondire il mistero e la spettacolarità della Via Mala, ecco il link:
Via Mala da scoprire
il Checo , ieri ci ha lasciato..
Un dolore grande, un senso di vuoto per una memorai storica del disastro della diga del Gleno… Un esempio di forza e coraggio di un uomo di montagna, radice ancorata alla terra, gemma rivolta al cielo. Ciao Checo